Mammografia in 3D e Tomosintesi

Scova, con una elevata accuratezza diagnostica, lesioni tumorali al seno molto piccole con percentuali pari quasi al doppio di quelle offerte dalla mammografia digitale: sono le potenzialità della mammografia in tre dimensioni, combinata a una nuova tecnica chiamata tomosintesi, attestate da un ampio studio della University of Pennsylvania’s Perelman School of Medicine che ha coinvolto 13 centri statunitensi ed i cui risultati sono stati pubblicati di recente su The Journal of the American Medical Association.

LO STUDIO – Oltre cinquecentomila donne, alcune delle quali (più dellametà) sottoposte a screening del seno con mammografia digitale e le restanti al medesimo esame, integrato con la tomosintesi. Da queste premesse è partito lo studio americano che ha permesso di concludere che la ‘doppia’ (2d + 3d) metodica mammografica è più efficace nel diagnosticare lesioni al seno rispettoalla tradizionale: 41% in più di tumori al seno invasivi localizzati, 15% in meno di richiami per indagini diagnostiche aggiuntive a causa di probabili falsi negativi e 29% in più di ‘veri’ carcinomi mammari riscontrati. Approvata per la prima volta in America nel 2011, ma utilizzata e disponibile anche in alcuni centri italiani (Milano, Genova, Verona, Torino, Trento, Udine, Bologna e Firenze), questa tecnologia combina immagini convenzionali acquisite a due dimensioni con immagini tridimensionali multistrato ottenibili da un macchinario – la tomosintesi, appunto – che, anziché restare fisso, ruota intorno al seno. Così, per la donna, sembra esserci una garanzia in più. «La tomosintesi – spiega Massimo Calabrese, direttore dell’unità operativa complessa di senologia diagnostica dell’Istituto San Martino di Genova – consente di studiare la mammella a “strati”, scomponendola in tante sezioni dello spessore di un millimetro, e di evidenziare in maniera più chiara e accurata anche sottili alterazioni indicative di un tumore di piccole dimensioni. Questo significa avere meno falsi negativi o positivi e dunque diagnosticare in modo più preciso i ‘veri’ tumori mammari».

 

Diagnostiche

 

INDICAZIONE – La tomosintesi, che richiede per la sua attuazione solo qualche minuto in più rispetto alla mammografia digitale, è particolarmente efficace nel caso dei seni densi, quelli giovanili, più difficili da “leggere” e/o che possono generare dubbie interpretazioni diagnostiche.

I vantaggi sembrano dunque molteplici: ma esistono eventuali rischi da esposizione a radiazione o controindicazioni? «Allo stato attuale e con le nuove generazioni di tomosintesi –

tranquillizza Calabrese – non esiste neanche un ipotetico rischio di radiazioni, perché il mammografo acquisisce direttamente gli strati (3d) e ricostruisce con un algoritmo matematico l’immagine in 2d, per cui la dose finale è simile a quella di una mammografia digitale tradizionale ». Dunque la tomosintesi metterà nel cassetto la mammografia standard? «Penso che sia una strada tracciata -conclude lo specialista -: il cd ha sostituito il vinile, la tac ha rimpiazzato la radiografia del torace, così la nuova tomosintesi sostituirà la bidimensionale, anche se i tempi sono difficili da definire».

Scova, con una elevata accuratezza diagnostica, lesioni tumorali al seno molto piccole con percentuali pari quasi al doppio di quelle offerte dalla mammografia digitale: sono le potenzialità della mammografia in tre dimensioni, combinata a una nuova tecnica chiamata tomosintesi, attestate da un ampio studio della University of Pennsylvania’s Perelman School of Medicine che ha coinvolto 13 centri statunitensi ed i cui risultati sono stati pubblicati di recente su The Journal of the American Medical Association.

LO STUDIO – Oltre cinquecentomila donne, alcune delle quali (più dellametà) sottoposte a screening del seno con mammografia digitale e le restanti al medesimo esame, integrato con la tomosintesi. Da queste premesse è partito lo studio americano che ha permesso di concludere che la ‘doppia’ (2d + 3d) metodica mammografica è più efficace nel diagnosticare lesioni al seno rispettoalla tradizionale: 41% in più di tumori al seno invasivi localizzati, 15% in meno di richiami per indagini diagnostiche aggiuntive a causa di probabili falsi negativi e 29% in più di ‘veri’ carcinomi mammari riscontrati. Approvata per la prima volta in America nel 2011, ma utilizzata e disponibile anche in alcuni centri italiani (Milano, Genova, Verona, Torino, Trento, Udine, Bologna e Firenze), questa tecnologia combina immagini convenzionali acquisite a due dimensioni con immagini tridimensionali multistrato ottenibili da un macchinario – la tomosintesi, appunto – che, anziché restare fisso, ruota intorno al seno. Così, per la donna, sembra esserci una garanzia in più. «La tomosintesi – spiega Massimo Calabrese, direttore dell’unità operativa complessa di senologia diagnostica dell’Istituto San Martino di Genova – consente di studiare la mammella a “strati”, scomponendola in tante sezioni dello spessore di un millimetro, e di evidenziare in maniera più chiara e accurata anche sottili alterazioni indicative di un tumore di piccole dimensioni. Questo significa avere meno falsi negativi o positivi e dunque diagnosticare in modo più preciso i ‘veri’ tumori mammari».

 

INDICAZIONE – La tomosintesi, che richiede per la sua attuazione solo qualche minuto in più rispetto alla mammografia digitale, è particolarmente efficace nel caso dei seni densi, quelli giovanili, più difficili da “leggere” e/o che possono generare dubbie interpretazioni diagnostiche.

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